Il progetto nasce dall’osservazione della realtà e dalle nuove sfide che siamo chiamati ad affrontare in ambito di istruzione e inclusione sociale. I cambiamenti climatici, le guerre, la povertà o anche semplicemente le legittima ricerca della felicità, spingono una parte del mondo a spostarsi verso l’altra, da sud a nord, da est a ovest, con flussi migratori più o meno intensi ma continui. Per tutti i paesi europei il dramma delle migrazioni e la conseguente fase di accoglienza stanno creando forti contrasti sociali, ormai non solo nelle grandi metropoli, da anni abituate all’interculturalità, ma ora anche nelle zone rurali, nei piccoli paesi e in comunità che fino a poco tempo fa mai avevano convissuto con lingue, religioni, abitudini e colori diversi. L’incontro tra persone di culture diverse, là dove è avvenuto in comunità con un basso livello di istruzione e soprattutto in modo improvviso e massiccio, ha purtroppo creato incomprensioni, paure e diffidenza anziché rappresentare un’opportunità per arricchire il proprio bagaglio culturale.
Cosa fare per facilitare l’incontro di mondi solo in apparenza così distanti? L’apprendimento della nuova lingua da un lato e l’empatia che si potrebbe creare tra locali e nuovi arrivati dall’ altro, è la prima sfida che i paesi europei devono affrontare. Senza parlare la lingua madre del paese in cui si vive infatti, risulterà più difficile l’inserimento da un punto di vista lavorativo, di studio e di integrazione sociale.
La realtà virtuale, conosciuta per lo più soltanto nelle sue applicazioni nel mondo dei video games, viene oggi studiata e testata in ambito universitario e di ricerca avanzata per i suoi potenziali in ambito educativo.
La realtà virtuale permette infatti di entrare fisicamente in altri mondi, provando sensazioni ed emozioni che diversamente sarebbe impossibile provare.
Vivere anche per poco tempo nei panni di un altro; circondarsi di colori, suoni, profumi mai sentiti; visitare luoghi mai visti e che probabilmente mai potremmo vedere; entrare in un mondo che non ci appartiene e che nessuna parola potrà mai farci comprendere fino in fondo: tutto questo diventa possibile oggi grazie alle nuove tecnologie.
Usare le potenzialità che la realtà virtuale oggi ci offre in ambito dell’apprendimento linguistico può diventare la chiave di volta per velocizzare il processo di inserimento soprattutto per tutte quelle persone che hanno costruito solidi progetti migratori, ma magari senza avere avuto l’opportunità di ricevere una sufficiente educazione scolastica, possono presentare difficoltà maggiori nell’apprendere una lingua straniera con i metodi classici.
Dall’altra parte la realtà virtuale può essere un mezzo estremamente efficace che creare quell’ empatia necessaria alla comprensione reciproca e all’ accettazione dell’altro. Vivere anche per pochi minuti nei panni di una persona, migrante, adulta catapultata in un mondo sconosciuto, dove fa fatica a farsi capire e, talora deriso o ancor peggio maltrattato può essere un modo per far sentire questi due mondi più vicini.